La Festa di Sant'Agata sta per arrivare e la città di Catania si prepara ancora una volta a celebrarla!
Migliaia di turisti e curiosi sono in arrivo per vivere la festa, conoscere da vicino l'energia dei devoti e ripercorrere le tracce della Santuzza e della sua storia.
Qualche giorno fa vi abbiamo parlato della vera storia di Agata e del suo martirio, oggi vi accompagniamo sulle sue tracce, in visita alle tre chiese del cosiddetto "Sacro Trittico", i luoghi in cui la santa trascorse la fase finale della sua vita terrena.
Infatti, la Chiesa di San Biagio in piazza Stesicoro, la Chiesa di Sant’Agata al Carcere (in via Cappuccini) e la Chiesa di Sant’Agata la Vetere (in via Santa Maddalena) sono edifici di culto, ricostruiti dopo il terremoto del 1693, ma eretti nei luoghi in cui la santa fu torturata e imprigionata, subì il martirio e morì.
Pronti a percorrere questo itinerario insieme? Andiamo!
Siamo in piazza Stesicoro. La zona in cui sono situate queste tre chiese corrisponde al limite
settentrionale della città romana dell'epoca, vicina alle gradinate dell’anfiteatro ed alle vaste necropoli, dove
sorgeva l’antico pretorio romano, sede del proconsole che governava
la Sicilia e luogo in cui si amministrava la giustizia e si trovavano
le carceri ed i tribunali.
Distrutto dal violento terremoto che
scosse Catania mentre S. Agata fu posta sul rogo, il palazzo pretorio
non venne più ricostruito e sulle sue rovine sorsero varie edicole
votive.
La prima delle chiese del "Sacro Trittico" è la Chiesa di San Biagio, chiamata anche Sant'Agata alla Fornace perchè è qui che Agata fu carbonizzata.
La Chiesa fu costruita dopo il terremoto del
1693, preceduta da una scalinata e da un
ampio sagrato chiuso da un’elegante
cancellata in ferro battuto,
sormontata dalle sigle della Vergine Maria, un globo in ferro, una
croce ed un cuore trafitto da una spada. Al centro di essa vi è
l’iscrizione Tuam
ipsius animam pertransibit glaudius,
“Una spada trafiggerà l’anima tua propria”; a destra, invece,
si legge: In
medio ignis non sum aestuata,
“In mezzo al fuoco non bruciai”; a sinistra, sotto una mitra, si
legge: Virtute
clarus et fide,
“Illustre per virtù e fede”.
Il
bianco prospetto,
in pietra calcarea
di Siracusa, è opera tardo-settecentesca di Antonino
Battaglia:
presenta unico ordine ed un partito centrale con quattro grosse
colonne, fiancheggianti il portale d’ingresso, che sorreggono un
frontone triangolare. Sopra il portale d’ingresso spicca il grande
medaglione in marmo bianco con l’Addolorata,
dello scultore catanese Salvatore
Calì della
fine del ‘700. Completa l’edificio un
attico
con le statue di San Biagio, Sant’Agata, Sant’Andrea e due
puttini.
Dalla
chiesa di San Biagio il 3 febbraio di ogni anno parte la solenne
processione dei vescovi e dei rappresentanti del governo cittadino
che si recano verso la Cattedrale.
La seconda interessante tappa di questo itinerario agatino, ci porta alla Chiesa di Sant'Agata al Carcere.
L’attuale
chiesa fu costruita dopo il terremoto del 1693, a ridosso di uno dei
bastioni della cinta muraria cinquecentesca che, a sua volta, aveva
inglobato gli ambienti d’epoca romana con la
prigione in cui Sant’Agata sarebbe stata rinchiusa
durante il processo, portata dopo il martirio alle mammelle, risanata
da San Pietro e dove,
infine, spirò il 5 febbraio del 251 d.C.
La chiesa può essere considerata uno dei monumenti più “compositi”
di Catania, dal momento che presenta una
sovrapposizione di strutture architettoniche e decorative di epoche
diverse:
romane, sveve, cinquecentesche e barocche.
Dalla
piazzetta è possibile scorgere l’alto
bastione 500esco in pietra lavica,
nel quale si apre una piccola finestra seicentesca, su cui vi è un
bassorilievo che rappresenta la visita di San Pietro alla santa.
Sotto la finestrella una lapide marmorea invita il viandante ad
onorare questo luogo: “Da
qui entrava un poco di luce in questo tetro carcere, quando il
tiranno vi rinchiuse Agata semispenta, nata a Catania; quando ferita
la sanò l’Apostolo; e quando, mentre pregava, chiuse i suoi
giorni. O aviatore, sosta ed onora questo luogo”.
Il
sito è sede di culto fin da tempi remoti:
intorno al 313 fu eretta una cappella in memoria del luogo in cui la
santa fu incarcerata. In epoca normanna, nel 1088, il vescovo Angerio
fece erigere una
piccola edicola dedicata a San Pietro,
in memoria della visita che costui fece alla martire, risanandola
dalle sue ferite. Questa edicola fu decorata nel 1512 dalla famiglia
Guerrera con pregevoli affreschi ed ampliata
fino ad incastrare le mura cinquecentesche. Superstite al terremoto
del 1693 la cappella fu inglobata nella struttura settecentesca.
La
facciata, opera di Francesco
Battaglia,
con il suo slancio prospettico accentuato dalla duplice gradinata e
dai bassi corpi laterali. Nel prospetto barocco, nel 1762, venne
rimontato il grandioso portale
svevo
che
fino al 1693 ornava l’antico ingresso della Cattedrale.
Il portale affascina per l’unicità delle decorazioni che ornano
gli stipiti e le colonnine: sono scimmie,
orsi, arpie, figure vegetali e antropomorfe
che costituiscono un vero e proprio rebus marmoreo. Sopra il portale
vi è un’elegante loggia-campanile con ai lati due figure di angeli
tra un medaglione con il busto di S. Agata.
La
chiesa custodisce sull’altare
maggiore la pregevole opera Sant’Agata
al rogo,
eseguita da Bernardino Niger nel 1588: da notare sullo sfondo
l’anfiteatro, ed il palazzo pretorio in procinto di crollare per il
sisma che colpì la città durante l’estremo supplizio subito dalla
santa.
All'interno della chiesa è anche possibile visitare il Santo Carcere,
con mura spesse 2 metri; l’altare, con sopra una scultura
raffigurante la santa del XVIII secolo, segna il
punto in cui la martire spirò.
Qui apparve S. Pietro con un angelo a risanarla dalle ferite
provocate dal taglio delle mammelle. Ricordano l’evento una
statua ed un putto settecenteschi
collocate nel secondo ambiente, di forma stretta ed allungata,
ricavato all’interno del bastione del 1556.
Sulle
pareti, affumicate dalle candele, labilissime tracce di antichi
affreschi,
che si fanno risalire al XII secolo.
Dirigiamoci adesso verso la tappa finale del nostro itinerario, raggiungiamo via Santa Maddalena e fermiamoci dinanzi alla Chiesa di Sant'Agata La Vetere.
La
chiesa ha origini antichissime. La sua fondazione risale al 264,
quando il vescovo Everio eresse una
edicola votiva nel luogo in cui la vergine Agata subì il martirio
del taglio delle mammelle, tredici anni dopo la sua morte (quando
ancora il culto cristiano non era ancora legalizzato). Dopo l’editto
di Costantino (313) l’edicola fu sostituita da un
vero e proprio edificio di culto
costruito tra il 380 ed il 436, in cui sarebbero state trasferite le
reliquie della martire dal loro originario luogo di sepoltura (un
luogo sicuramente ingrottato fuori dalle mura della Città).
Ampliata in forma basilicale nel 778, la
chiesa fu la cattedrale della città per otto secoli,
fino al
1091
(quando il conte Ruggero edificò la nuova Cattedrale): per questo
motivo è indicata con l’appellativo “la
Vetere”
(cioè l’antica). Nel 1613 la chiesa fu ceduta all’ordine dei
frati francescani del convento di Santa Maria di Gesù e fu costruito
un convento annesso ad essa.
Quasi
totalmente distrutta
dal terremoto del 1693,
ad eccezione della cripta sotterranea, fu ricostruita
nel 1722
più a ponente e con maggiori dimensioni. Il
prospetto che stai guardando si presenta in semplice muratura,
racchiuso tra bianche paraste in pietra calcarea. Sopra il portale si
apre un’ampia finestra e la facciata culmina con un timpano
triangolare. Ai lati del portone, due finestre tonde ed una lapide
marmorea a ricordo delle illustri personalità che visitarono questo
sacro luogo.
Per ripercorrere l'itinerario dedicato a Sant'Agata in compagnia delle audioguide, vi consigliamo di scaricare l'itinerario "Sant'Agata", che comprende tutti i luoghi simbolo della patrona, dalla splendida Badìa situata in via Vttorio Emanuele alla maestosa Cattedrale di Sant'Agata, il Duomo all'interno del quale sono custodite le spoglie della Santuzza, per finire con il Sacro Trittico di cui vi abbiamo parlato in questo post.
Non ci resta che augurarvi "buona Festa di Sant'Agata"!
Nessun commento:
Posta un commento